Sito su piattaforma provvisoria, in corso di aggiornamento

LE AGGRESSIONI SUL LAVORO NELLA SANITÀ E ASSISTENZA SOCIALE

 

Nell’intero quinquennio 2015-2019, nella Sanità e assistenza sociale sono stati quasi 11 mila i casi in occasione di lavoro accertati positivamente dall’Inail e codificati tramite la variabile Esaw “80-sorpresa, violenza, aggressione, minaccia, ecc.”, una media di oltre 2 mila casi l’anno e un andamento stabile in particolare nell’ultimo triennio.

Se in generale nella gestione Industria e servizi, l’incidenza degli infortuni da violenza e aggressione è pari al 3% dei casi in occasione di lavoro accertati positivamente, nella Sanità tale quota si triplica, raggiungendo il 9% dei casi del settore (praticamente un infortunio su dieci). Il 41% dei casi è concentrato nell’Assistenza sanitaria (ospedali, case di cura, studi medici), il 31% nei Servizi di assistenza sociale residenziale (case di riposo, strutture di assistenza infermieristica, centri di accoglienza, ecc.) e il 28% nell’Assistenza sociale non residenziale.

Gli infortunati sono per tre quarti donne, risultato del 60% femminile riscontrato negli ospedali e case di cura e dell’80%, sempre femminile, nelle strutture di assistenza sociale residenziale e non.

Nelle aggressioni tra persone (in alcun casi residuali possono provenire da animali), in nove casi su dieci provengono da persone esterne all’impresa e il restante 10% tra dipendenti della stessa.

La professionalità (secondo la codifica Istat Cp2011) più colpita in termini assoluti, è quella dei “tecnici della salute” che concentra un terzo del totale dei casi: sono prevalentemente infermieri ma anche educatori professionali, normalmente impegnati nei servizi educativi e riabilitativi all'interno dei servizi sanitari o socio-educativi con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani. Seguono con il 25% dei casi gli operatori socio-sanitari delle “professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali” e poi col 18% le “professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati” (soprattutto operatori socio-assistenziali e assistenti-accompagnatori per disabili). Con sensibile distacco e percentuale inferiore al 4% dei casi di aggressione nella Sanità, la categoria dei “medici” (per un terzo psichiatri), per la quale si evidenzia che non rientrano nell’obbligo assicurativo Inail medici generici di base e liberi professionisti. Più della metà degli infortunati ha riportato contusioni e un altro quarto lussazioni/distorsioni, localizzate soprattutto alla testa (30% dei casi) e agli arti superiori (altro 30%), poi al torace/organi interni (20%), alla colonna vertebrale (11%) e infine agli arti inferiori (9%)


Fonte:

https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-dati-inail-2020-ottobre-pdf.pdf