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CHEMIOTERAPICI ANTIBLASTICI E RISCHI PER GLI OPERATORI SANITARI ADDETTI ALLA LORO MANIPOLAZIONE

I chemioterapici antiblastici (CA), oltre ad agire sulle cellule tumorali, possono esercitare degli effetti su tutte le cellule in divisione. Pertanto, possono avere un certo grado di cancerogenicità e/o mutagenicità. Diversi CA sono stati classificati cancerogeni dalla Iarc (International agency for research on cancer), ma sono noti anche altri effetti avversi, sia per i pazienti che per gli utilizzatori professionali.
I CA, in quanto medicinali, non sono soggetti alla classificazione secondo il regolamento europeo “CLP”. Ciò non esime i datori di lavoro dal valutare i rischi connessi all’utilizzo di queste sostanze e tutelare i lavoratori. In ambito ospedaliero, l’esposizione può avvenire, prevalentemente per via inalatoria o cutanea, durante la preparazione, la somministrazione e lo smaltimento dei rifiuti.

La Conferenza Stato-Regioni, il 5 agosto 1999, ha emanato delle linee guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in campo sanitario, contenenti misure preventive e/o protettive e procedure appropriate per l’uso sicuro di tali particolari sostanze.

Tra le procedure operative prescritte dalle linee guida, degne di nota sono le seguenti:

- uso di siringhe con attacco luer lock (oppure siringhe da insulina senza stantuffo) nella ricostituzione di CA liofilizzati;

- verifica, nella preparazione di CA in fiale, dell’assenza di liquido residuo, indi apertura della fiala avvolgendone il collo con una garza sterile;

- protezione dell’ago della siringa dosatrice con garza sterile, indi introduzione del farmaco perforando la parte centrale del tappo, nella preparazione di CA in flaconi da fleboclisi;

- lavaggio del piano di lavoro dedicato alla preparazione con ipoclorito di sodio (5%) o altro detergente idoneo;

- trasporto dei CA verso i pazienti all’interno di vassoi con bordi rialzati;

- uso, nella somministrazione per endovena, di un telo monouso sotto il braccio del paziente e, se del caso, di un deflussore con raccordo a Y, contornato da garze sterili;

- estrazione, nella somministrazione orale, delle compresse dal flacone facendole scivolare in un contenitore destinato al paziente;

- segnalazione di qualsiasi contaminazione accidentale al medico competente, al RSPP e alla direzione sanitaria;

- trattamento dei residui della manipolazione di CA come “rifiuti speciali ospedalieri”, sottoponendoli a inattivazione chimica prima dell’incenerimento.


La preparazione, la somministrazione e lo smaltimento dei CA dovrebbero avere luogo all’interno di un’Unità Farmaci Antitumorali rispondente a specifici requisiti igienici, quali: efficace sistema di aerazione, cappa munita di filtri HEPA, “punto di decontaminazione”.

Si raccomanda inoltre l’impiego di DPI monouso, ossia: guanti (in lattice o gomma sintetica), camice di tipo chirurgico in Tessuto non tessuto, cuffia per capelli, mascherina filtrante, occhiali o visiera.

Tutto il personale sanitario potenzialmente a contatto con CA (medici, infermieri, tecnici di laboratorio, farmacisti, addetti alle pulizie e alla manutenzione) deve essere adeguatamente informato e formato sui rischi e sulle misure per minimizzarli.

 

Fonte: https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-dati-inail-2020-ottobre-pdf.pdf